Gli europei chiedono oggi agli immigrati di integrarsi in un
comune sistema di valori culturali, regole e comportamenti sociali. Questo vuol
dire accettare e riconoscere la nostra cultura. Vuol dire anche mettere in
discussione tutta la politica del multiculturalismo che ha guidato per decenni
la linea di molti paesi.
Integrazione e multiculturalismo sono antitetici. In un caso
si chiede di imparare la lingua del paese ospitante e rispettare le sue leggi,
mentre nell’altro si accetta che le donne restino segregate a casa, che un uomo
possa avere più mogli e costringere le figlie a sposare uno sconosciuto che
arriva da migliaia di chilometri di distanza, in nome del rispetto di usi e
costumi diversi dai nostri. Il multiculturalismo è stato il faro di molti paesi
in Occidente, sembrava l’unica via percorribile, l’unica ‘politicamente
corretta’ in nome di una pari dignità di tutte le culture.
Oggi però, dato l’enorme numero di persone che arrivano in
Europa dal sud e dall’est del mondo, abbiamo il diritto e il dovere di
chiederci se davvero in una società possano convivere senza problemi culture
tanto diverse. Multiculturalismo non
significa mangiare un giorno cucina cinese, un giorno cucina messicana e un
giorno cucina francese. Multiculturalismo vuol dire lasciare che ognuno coltivi
le sue certezze anche se sono antitetiche tra loro e portatrici di valori
opposti a quelli del paese ospitante.
Abbiamo il dovere di accogliere chi fugge dalla guerra, dalla
fame, dalle persecuzioni; chi cerca una vita migliore, ma dobbiamo chiedere in
cambio di imparare la lingua del paese dove si vive e di accettare le sue
regole base, innanzitutto la pari dignità di donne e uomini.
Anche Dacia Maraini scrive che le politiche di accoglienza vanno riviste e che dobbiamo difendere le nostre conquiste di parità e libertà. Chiede rispetto reciproco: io rispetto la tua religione e tu rispetti la mia. Poi però aggiunge che è necessario rispettare le abitudini altrui chiedendo in cambio il rispetto delle nostre. Siamo sicuri che sia sufficiente a garantire una convivenza tranquilla tra culture diverse? Temo proprio di no.
Un atto concordato contro le donne è un attacco contro la società occidentale ed i suoi valori.
RispondiEliminaIn questo caso non si può più discutere se sia preferibile integrare o accettare totalmente le diversità come ricchezza culturale.
In questo caso è necessario difendere le donne, quelle che hanno lottato per arrivare alla libertà, senza dimenticarsi di milioni di donne che ancora non sono arrivate a vivere libere.
Purtroppo molti occidentali non hanno chiaro che i ns. valori sono da difendere, perchè succubi di un senso di colpa atavico nei confronti del sud del mondo, perchè delusi da amministratori incapaci di progettare il futuro, incapaci di impedire l'impoverimento del nostro stile di vita. quindi, siccome gli occidentali sono colpevoli delle sofferenze di una parte del mondo di ieri e di oggi (cosa sicuramente vera), non si riesce a capire quanto possa essere grave l'avanzare di uomini vestiti di nero e armati contro tutti, anche contro se stessi.
Il problema è sempre lo stesso : la distribuzione delle risorse del pianeta in modo equo, in modo che nessuno sia esageratamente ricco ed altri, molti, tragicamente poveri.
Questo problema non troverà mai una soluzione, a causa della natura dell'uomo, avida di denaro e potere.