martedì 16 luglio 2019

La legge 17 luglio 1919 n. 1176 che ha cambiato la vita delle donne italiane


Il 17 luglio di cento anni fa, nel 1919, il Parlamento italiano votava una legge di fondamentale importanza per tutte le donne cui veniva finalmente riconosciuta piena capacità giuridica. Il Gabinetto di unità nazionale aveva cominciato ad affrontare la questione in piena guerra, travolto dalla evidenza dei fatti. Le donne dimostravano, contro ogni residuo stereotipo, che erano perfettamente in grado di sostituire gli uomini al fronte in tutti i mestieri e le attività. Migliaia di donne erano uscite dalle case per entrare nelle fabbriche e nei laboratori, negli uffici e negli ospedali. L’autorizzazione maritale che aveva fino allora impedito ogni possibile emancipazione femminile era stata di fatto sospesa e poi sarà abolita, ma si doveva fare di più.
Nella nuova legge approvata a larghissima maggioranza “Disposizioni sulla capacità giuridica della donna”, all’art. 7 si leggeva:
“le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi soltanto,[…]quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o che attengano alla difesa militare dello Stato”. La legge era stata redatta dai più eminenti giuristi del tempo: Mortara, Bensa, Scialoja, Filomusi-Guelfi, Del Giudice.
Molte laureate che avevano lavorato negli studi di fratelli, mariti, padri, poterono finalmente diventare avvocate. Le libere professioni si aprivano alle donne. La stessa cosa sarebbe dovuta accadere per il pubblico impiego, ma il regolamento emanato il 4 gennaio 1920, le escluse da tutte le carriere direttive dello Stato.
Si faceva distinzione tra “piena eguaglianza di diritto” e “inattitudine concreta” della donna a tutta una serie di impieghi. In pratica la burocrazia costituita da soli maschi alzava le barricate contro la remota possibilità di dover un giorno trovarsi una donna dirigente.
Resta la fondamentale importanza di una legge che alla fine della prima guerra mondiale ‘emancipò’ finalmente le donne italiane.