mercoledì 17 febbraio 2016

Ancora polemiche sul Codice Rosa

TORINO, 16 FEBBRAIO - "Il Piemonte sarà la prima Regione a introdurre il Codice Rosa, con l'attivazione di un'apposita equipe multidisciplinare ogni volta che in un Pronto Soccorso si presenterà una donna che è stata vittima di violenza. Lo prevede il disegno di legge contro la violenza di genere dell'assessore alle Pari Opportunità, Monica Cerutti, approvato dal Consiglio regionale questa sera. Durante la discussione del provvedimento non sono mancate le polemiche, con il centrodestra che ha accusato la Giunta Chiamparino e la maggioranza di sfruttare il ddl come "un escamotage per la propaganda dell'ideologia gender", e in base a questa motivazione ha votato contro l'approvazione della nuova legge".
Questa è la notizia giornalistica.
Che dire? La prima Regione ad introdurre il Codice Rosa è stata la Toscana, ma anche in Emilia Romagna da anni in molte città lavorano equipes multidisciplinari e oggi possiamo dire che questa iniziativa, partita nel 2010 dall’ospedale di Grosseto grazie ad un gruppo di medici coordinati dalla dottoressa Vittoria Doretti, si sta diffondendo in tutta Italia. Dispiace che anche iniziative di questo tipo vengano strumentalizzate da una politica che non si capisce se sia più ignorante o più in malafede.
   

domenica 7 febbraio 2016

Due giornate speciali a Lamezia Terme



Il Club di Lamezia Terme ha presentato alla cittadinanza un progetto integrato di ampio respiro e di grande importanza, coinvolgendo le scuole, le istituzioni, la cittadinanza e la sanità pubblica.
La mattina del 5 febbraio nel liceo classico F. Fiorentino si sono raccolti gli studenti delle ultime classi delle scuole superiori per il primo di una serie di incontri in collaborazione con la Polizia di Stato per sensibilizzare alla cultura della non violenza.
Nel pomeriggio invece si è svolto il  convegno “Percorso Codice Rosa Bianca” che ha avuto come relatori Vittoria Doretti e Claudio Pagliara, mentre le soroptimiste Lucia Greco e Sabrina Curcio hanno illustrato il contenuto dell’opuscolo (realizzato graficamente dalla socia Carla Anania) che verrà distribuito in migliaia di copie alla cittadinanza. E’ una splendida idea realizzata molto bene e molto complimentata dal presidente del Tribunale Bruno Brattoli,che ha ricordato la lunga collaborazione con il Soroptimist lametino, dal sindaco Paolo Mascaro, che si è detto entusiasta del fattivo impegno delle socie Soroptimist, dal direttore generale dell’Asp Giuseppe Perri, che ha ‘scoperto’ il Soroptimist in questa occasione e da tutte le autorità presenti.
Il club di Lamezia Terme si è assunto l’impegno di promuovere l’attivazione del Codice Rosa in Calabria nell’estate del 2014. Un impegno che, unito a quello di altre forze presenti a livello locale, ha portato alla sottoscrizione, l’11 novembre 2015, insieme ad Enti e Istituzioni, del Protocollo d’intesa per la prevenzione ed il contrasto della violenza: attivazione del Percorso Rosa in Provincia di Catanzaro”. Si è trattato di un impegno di grande significato che apre strade nuove alla collaborazione tra associazionismo femminile di servizio, scuole e istituzioni pubbliche, per un  progetto integrato nella provincia di Catanzaro.
Il 6 febbraio nell’Ospedale di Lamezia Terme si è svolto un convegno di medici per i medici sul ‘Percorso Rosa Bianca’, organizzato da Caterina Ermio, presidente nazionale AIDM. Erano presenti medici di tutta la Calabria. Vittoria Doretti ha parlato della genesi e degli sviluppi del progetto in Toscana. Si è parlato di quanto realizzato a Parma e a Bologna. E’ stata presentata la stanza rosa bianca di Lamezia, preannunciando che presto il progetto verrà realizzato anche a Soverato e a Soveria Mandelli. Tutte le autorità presenti hanno ringraziato il Soroptimist per l’incisività e la fondamentale importanza della sua azione propulsiva.
Il nostro logo non era stampato sul programma, ma è stato chiesto a me, come past presidente nazionale, di chiudere i lavori, cosa che ho fatto con grande piacere, auspicando una sempre più stretta collaborazione tra e con le istituzioni.
Ho poi saputo che il presidente del Tribunale intende avviare, insieme al Club lametino, una indagine conoscitiva sull’utilizzo dell’Aula d’ascolto protetto per l’audizione dei minori, realizzata dal Soroptimist di Lamezia due anni fa.
Sono state due giornate intense, ma costruttive. Le socie del club stanno lavorando bene e con grande soddisfazione. Vittoria Doretti e il suo vice Claudio Pagliara, hanno svolto tre ottime relazioni, ‘tarate’ per le diverse occasioni. Vittoria è una grande professionista, una vera amica in senso soroptimista e ha messo a disposizione del club le sue competenze.
Amicizia e condivisione, insieme alle nostre professionalità, sono la nostra grande forza e il collante del nostro stare insieme.






(fotografia da lametino.it)


giovedì 4 febbraio 2016

Le quote di genere nelle liste per le elezioni regionali




Leggo con soddisfazione che la Camera ha approvato in via definitiva la legge che prescrive pari opportunità nelle liste delle elezioni regionali, con quote di genere con un rapporto di 60 a 40%. 

Adesso tutto torna alle Regioni che in passato non hanno manifestato grande sensibilità al tema. In Calabria, Basilicata, Abruzzo, Sardegna le donne nei Consigli regionali sono veramente poche. Facendo una media nazionale si arriva ad uno scarso 17%. Adesso tutte le regioni dovrebbero introdurre la doppia preferenza di genere.

Sono anni che un gruppo di magistrate e avvocate insieme alle associazioni femminili cercano di ottenere questo risultato. Negli anni scorsi ho cercato di interessare all'argomento anche la mia associazione, ma ho incontrato perplessità e timori di un coinvolgimento diverso da quello che io suggerivo. La cosa non mi ha stupito perché io stessa “non sono nata imparata” e ho impiegato lunghi anni a capire e condividere il lavoro delle donne per le donne.


Alle presidenti dei club delle regioni interessate chiedevo solo di condividere una campagna di informazione corretta e completa sugli squilibri di genere nei Consigli regionali.
Spero di averle almeno indotte a scoprire l’argomento.


(immagine tratta da  http://www.italymap.it/italy-map-regioni-italia/regioni-italia.html )

lunedì 1 febbraio 2016

World Hijab Day




Il 1 febbraio è la giornata del velo, il World Hijab Day. Secondo le aspettative di Nazma Khan emigrata in America dal Bangladesh, dovrebbe servire a unire donne musulmane e non musulmane, velate e non. La proposta viene reiterata per la terza volta dal 2013 per combattere l’islamofobia: “una consapevolezza più profonda, per una migliore comprensione, in un mondo di pace”.  Coprirsi il capo, condividendo per un giorno il simbolo identitario di un altro mondo e di un’altra cultura. Io non credo che Nazma Khan sia consapevole di quanto tempo, quante energie, quanto impegno siano stati necessari alle donne dell’occidente laico per levarsi di dosso gli abiti lunghi e accollati, i cappelli, i guanti: insomma tutto quanto serviva a nascondere le fattezze femminili. Mia nonna mi raccontava che il nonno suo marito trovava terribilmente eccitanti le caviglie (coperte da pesanti calze) che si intravedevano nel momento in cui lei scendeva dalla carrozza. Stiamo parlando degli anni della Belle Epoque!
Le signore in Italia, ancora negli anni sessanta, portavano guanti e cappello e calze (estate e inverno); nessuna contadina si sarebbe azzardata a lasciare a casa il fazzoletto con cui si copriva la testa. A nessuna donna era consentito entrare in chiesa senza il pesante velo nero di pizzo.
I capelli al vento, gambe e braccia nude sono una conquista ancora relativamente recente per noi.
Abbiamo impiegato secoli in occidente a toglierci i veli della nostra cultura. E ancora a volte ci sorprendiamo a cercare riparo nei vecchi codici di comportamento per superare momenti di imbarazzo e di disagio.
Molte di noi ricordano bene le continue esortazioni alla modestia, alla purezza, alla sottomissione ad un ordine di regole imposto alle donne dalla consuetudine e dalla religione.

Siamo proprio sicure che metterci il velo sia la strada giusta? Il relativismo cui l’occidente sembra condannato ci rende deboli ed esposte. Dovremmo chiedere che sia invece possibile, alle donne che il velo lo devono portare, di levarlo se lo desiderano, magari per un giorno.