domenica 8 gennaio 2017

La besciamella

La preparazione della besciamella a casa mia era uno psicodramma collettivo. Mamma non poteva e non voleva sottrarsi al dovere di preparare un piatto che a papà piaceva molto ma che richiedeva la besciamella. Eravamo in tre intorno ai fornelli: una teneva ferma la pentola, la seconda girava il mestolo di legno e la terza versava il latte goccia a goccia. L’operazione era seguita con grande apprensione da tutte noi sempre preoccupate che la preparazione andasse rovinata da qualche errore.
Figuratevi il mio stato d’animo quando, giovane sposa, sola a casa, alle prese con l’Artusi (dono della suocera) decisi di preparare la tremenda besciamella. Pesai con attenzione gli ingredienti, lessi ancora più attentamente la ricetta e poi con sprezzo del pericolo mi lanciai in questa folle avventura … per scoprire che era la cosa più semplice del mondo.
In effetti mia madre non amava cucinare. Da bambina era vissuta tra cuochi e cameriere, poi aveva lavorato e a casa c’era la domestica che pensava alla cucina. Quando ormai in età matura cominciò ad occuparsi della casa, cucinare non  divenne certo il suo hobby.

Ancora adesso, a distanza di decenni, quando preparo la besciamella, ripenso con tenerezza a mia madre e alle sue preoccupazioni davanti ai fornelli.

domenica 1 gennaio 2017

La notte del 31 dicembre 2016

Questa notte, mentre rientravo a casa in macchina, come un film mi sono tornati in mente tanti Capodanni del passato. La sera del 31 dicembre le strade si vuotavano perché tutti i proprietari di auto cercavano parcheggi lontano dalle abitazioni. Le giovani donne passavano la giornata dal parrucchiere aspettando in lunghe e pazienti file il turno per farsi acconciare i capelli. Andavano di moda pettinature molto elaborate; i capelli raccolti in fogge tanto complesse da richiedere una preparazione paziente e complicata. Ricordo una sera: uscii dal parrucchiere alle 22.30 e feci appena in tempo a tornare a casa, indossare l’abito lungo e correre alla festa. L’abito lungo era d’ordinanza insieme all'acconciatura fresca di coiffeur.
Le serate scorrevano poi come sempre. Questa è l’unica cosa che non è cambiata nei decenni.
Il dramma era il ritorno a casa, in una Roma trasformata in un campo di battaglia. Cocci, vetri, petardi esplosi coprivano le strade rendendo veramente difficile e pericoloso spostarsi in auto. Ricordo che portavamo una scopa in macchina e a turno, io e il mio ragazzo ci alternavamo alla guida mentre l’altro spazzava la strada per renderla percorribile. Dalle finestre dopo la mezzanotte si gettava veramente di tutto: potevi trovare lavandini e bidet, vasi di fiori, oggetti di ogni genere e poi un tappeto di cocci. Pensate che divertimento spazzare la strada in abito lungo e scarpe con il tacco a spillo e calze velate nel gelo della notte del 1 gennaio. Nelle strade più larghe riuscivi a fare lo slalom ma in quelle strette, in alcuni tratti, non avevi alternativa. Era questo il motivo per cui tutti spostavano le macchine lontano dai palazzi; per evitare di ritrovarle ammaccate o bruciate da qualche botto più pericoloso.

Oggi per fortuna a nessuno verrebbe più in mente di fiondare dalla finestra oggetti rumorosi per contribuire ai botti di Capodanno. Le macchine restano tutte parcheggiate lungo i marciapiede come sempre e stanotte tornando a casa mi sono trovata a riflettere che sembrava una notte come tutte le altre.