domenica 1 luglio 2018

Democrazia e migrazioni



Tutti i commenti di questi ultimi giorni portano ad una conclusione.
In democrazia non si può fare quello che sarebbe necessario, ma quello che vuole la pancia del paese, perché è il paese, cioè la gente, che poi va a votare e non vota quello che è giusto, ma quello che ritiene sia il suo vantaggio.
Il resto sono chiacchiere.
L’evanescente e salomonica conclusione del Consiglio europeo sull’immigrazione è il risultato degli umori degli elettorati che nessun governo europeo può ignorare.
I leader europei sono emersi il 29 giugno dal loro vertice con un documenti in 12 punti sulla migrazione “che è parso disintegrarsi al contatto con l’aria al di fuori delle stanze di Bruxelles. Ciò che non è scritto in quel testo resta forse l’unico punto sul quale tutti sono veramente d’accordo: nessun governo democratico può resistere a lungo, quando si diffonde nell’opinione pubblica la percezione di aver perso il controllo delle frontiere. E nessun politico può assistere senza reagire all’erosione, fra gli elettori, di quel minimo senso di sicurezza che viene dal sapere che i confini possono essere gestiti ordinatamente” (F. Fubini, Corriere della sera 30 giugno 2018).
Questo spiega le intemperanze verbali di Emmanuel Macron come di Matteo Salvini, ma anche l’inedita debolezza di Angela Merkel. A fronte di 300.000 africani pronti ad attraversare il Mediterraneo, ma sembra che in Libia si calcola che vivano un milione di persone intrappolate nel viaggio dall’Africa all’Europa, i governanti europei non sono in grado di elaborare programmi di lungo periodo, ma solo risultati apparenti che tranquillizzino gli elettori del proprio paese.
In Italia poi nessun governo ha voluto o saputo gestire i tanti migranti africani arrivati nel corso degli anni. Parliamo di “emergenza” dalla metà degli anni Ottanta del Novecento. Eppure in quaranta anni ci sarebbe stato tutto il tempo di varare un programma per inserire almeno una parte di questi migranti, insegnando loro la lingua italiana e facilitando occupazioni temporanee per i richiedenti asilo. Oggi invece masse di giovani bighellonano nelle nostre città chiedendo l’elemosina ed aumentando l’irritazione dei cittadini italiani. Il successo della Lega lo dimostra in modo evidente.
Abbiamo insegnato ai migranti una sola cosa: l’assistenzialismo.
Gli italiani poveri e ignoranti che sono emigrati a milioni, hanno svolto i lavori più umili e faticosi in Australia e in Canada, negli Usa e in sud America. Cosa fanno tanti giovani africani chiusi per mesi e mesi nei Cie?
Non abbiamo mai voluto fare una politica seria dell’immigrazione e questi sono i risultati.