domenica 27 marzo 2016

Le donne nella Grande Guerra

Le donne nella Grande Guerra: Sfruttate, malpagate, subordinate ai mariti e ai padri. Sono le donne italiane nei primi anni del XX secolo, alla vigilia di un evento che sta per cambiare tutto.

La trasmissione di Rai Storia.

lunedì 7 marzo 2016

La storia dell'8 marzo


L’invenzione delle tradizioni è una questione affascinante per gli storici. Perché si affermano ‘tradizioni inventate’ reinterpretate di continuo e note a tutti?
In Italia il discorso pubblico sulle origini dell’8 marzo si lega ad una presunta commemorazione di operaie morte in un incendio non meglio precisato (Chicago, New York, Boston?).
I fatti storici sono molto diversi e ci riportano alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenhagen nel 1910, quando Clara Zetkin propone di stabilire una data per una manifestazione dedicata alla questione femminile, compresa la rivendicazione del voto.
Il primo 8 marzo è celebrato in Germania nel 1914. Sul manifesto della manifestazione si legge: ‘Avanti con il diritto di voto alle donne!’ Manifestazioni analoghe si organizzano in Francia, Russia, Svizzera, Olanda.
In Italia la prima celebrazione dell’8 marzo la troviamo nel 1921 subito dopo la fondazione del Partito comunista che, in aperta polemica con i socialisti, esalta le rivendicazioni femminili.
Dobbiamo aspettare il 1945 perché in Italia si torni a parlare di 8 marzo Giornata internazionale delle donne. Lo fanno le donne dell’Unione Donne Italiane (UDI) che in quel momento storico raccolgono donne cattoliche e laiche, socialiste, comuniste, repubblicane.
Si festeggia nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole con riunioni, comizi, feste popolari.
A Londra in quella stessa data sono riunite donne di venti nazioni che approvano una ‘Carta della donna’ da far pervenire alla neonata Organizzazione delle Nazioni Unite.
Per la prima volta nella storia d’Italia, l’8 marzo del 1947 viene celebrato in Parlamento dove siedono le 21 donne elette alla Costituente. L’8 marzo è considerata una giornata di lotta, ma anche di festa, un momento di auto gratificazione. Sembra sia stata Teresa Mattei, eletta alla Costituente per il Pci, a legare alla festa la mimosa, fiore di stagione economico e facile da trovare.
La data serve anche a difendere il diritto delle donne al lavoro e al riconoscimento del ruolo di capofamiglia per quante erano fonte dell’unico reddito familiare.
Se per le donne del partito comunista degli anni venti, l’8 marzo era incardinato nelle politiche dell’Internazionale socialista, nell’Italia degli anni cinquanta rivendicare quell’eredità è scomodo e controproducente. Nel mondo diviso in due dalla cortina di ferro, è molto meglio legare l’evento ad un episodio, verosimile, della storia del movimento operaio americano: le operaie arse nell’incendio di una fabbrica.
Per gli stessi motivi, in Francia la data simbolo viene collegata ad uno sciopero del 1857.
Nel corso dei decenni cambia l’approccio alla Giornata internazionale delle donne, come racconta con dovizia di particolari Alessandra Gissi, in un saggio ben documentato, pubblicato nel 2010. Cambiano anche le parole d’ordine e lo spirito con il quale la si vive.
Oggi mi sembra molto interessante aver spostato l’attenzione sulla qualità della preparazione delle giovani. L’8 marzo 2016,  in concomitanza con la Giornata internazionale delle donne, e in collaborazione con il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio parte il mese delle STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) promosso dal Miur, con il logo “Le studentesse vogliono “contare”!”.
E’ un impegno forte contro uno degli stereotipi esistenti dentro il sistema formativo: quello di una presunta scarsa attitudine delle studentesse verso le discipline STEM che conduce a un divario di genere in questi ambiti sia interno al percorso di studi che nelle scelte di orientamento prima e professionali poi.
L’8 marzo, nato oltre cento anni, fa può ancora dire qualcosa di nuovo.