Il 4 dicembre 2015 alla Sapienza si è svolto un incontro di studio promosso
dall’Università e dall’ADMI, Associazione donne magistrato italiane per avviare una riflessione sulle ragioni dei ritardi nei cambiamenti
culturali che hanno reso difficile il cammino delle donne nelle istituzioni, ed in particolare
nell'istituzione universitaria e in quella giudiziaria, partendo da un esame
ricognitivo della presenza femminile nei luoghi delle scelte politiche ed
organizzative, per verificare poi l'efficacia delle misure adottate in
attuazione della normativa nazionale, primaria e secondaria, comunitaria ed internazionale
in materia di parità.
L'incontro di studio ha analizzato la possibilità di sperimentare
strumenti diversificati di intervento al fine di realizzare una effettiva
uguaglianza di genere nelle istituzioni: in primo luogo il sistema delle quote, come misura
diretta ad accelerare la realizzazione dell'obiettivo strategico dell' empowerment, ma anche come segnale
di democrazia interna e al tempo stesso come fattore di cambiamento culturale e
di sviluppo economico.
A tal fine appare utile
proporre una riflessione
sull'applicazione della legge n. 120 del 2011, che ha previsto una quota
riservata al genere meno rappresentato negli organi di amministrazione e di controllo
delle società quotate.
Il convegno si è concluso con
una tavola rotonda sui possibili
sviluppi e comunque sull'opportunità di
un'espansione dell'ambito di applicazione del principio delle quote di genere.
In particolare, stante la recente istituzione di una Commissione ministeriale
incaricata di elaborare proposte per la riforma del C.S.M., i partecipanti hanno
discusso sulla possibile introduzione
delle quote di genere nel sistema elettorale dell'organo di governo della Magistratura.
Analoga riflessione è stata fatta per un riequilibrio della rappresentanza di genere negli organi di autogoverno delle università.
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