Noi europei abbiamo la fortuna di
godere del più lungo periodo di pace che si ricordi e questo ci ha permesso di
maturare sentimenti che portano al rifiuto della guerra e di tutte le violenze
legate alla guerra. In questi decenni le guerre, le stragi, i lutti, i dolori,
la violenza ci sono stati ovunque nel mondo, ma non nella nostra oasi, frutto
della volontà di pace di chi aveva vissuto e sofferto la prima e la seconda
guerra mondiale (1914-1918; 1939-1945).
Forse è per questo che nella ormai
sterminata produzione di filmati, articoli di giornale, libri, convegni,
trasmissioni televisive che hanno segnato gli anni dal 2014 ad oggi, l’accento
degli “esperti” si è posato quasi soltanto sulla sofferenza della guerra, sulla
opposizione alla guerra, sui lutti di guerra, sui morti, sui feriti, sui
prigionieri, sulla ‘inutile strage’, dando il senso di una carneficina di cui
non si capisce il perché.
Fiumi di carta stampata e di parole
su Caporetto come se la guerra avesse avuto il suo unico focus intorno a questo
doloroso e tragico momento vissuto dal paese nel tardo autunno del 1917.
Poche parole sulla guerra negli altri
paesi e quasi nessuna analisi geopolitica che desse un senso di più ampio
respiro agli avvenimenti di quegli anni.
Lo hanno fatto gli storici di altri
paesi, ma non i nostri che sembrano ignorare i risultati della più recente
storiografia.
La I° Guerra Mondiale fu una guerra
costituente nella quale venne riscritta la gerarchia del potere mondiale.
Nella storiografia internazionale (ma non
ancora in Italia) stanno emergendo due grandi tendenze che incardinano lo
studio del 1914-18 nella “longue durée” e nella “global history”, distruggendo
radicalmente l’interpretazione eurocentrica e diplomatica della grande guerra
come un “puro passato senza presente”; quella interpretazione alla quale siamo
abituati perché straripa dai media e dall’editoria (e che purtroppo condanna
all’irrilevanza gran parte delle rievocazioni e degli studi condotti nel
centenario).
La prima tendenza è la reinterpretazione
della grande guerra come fase epocale “epifanica” di una conflittualità
mondiale preesistente e proseguita dopo il 1918 e ancora in atto. “Epifanica”
perché il mondo ne prende coscienza: “epocale”, perché i suoi risultati
permangono oggi; risultati che furono in sostanza a) l’entrata degli Stati
Uniti in Europa, b) l’uscita della Russia e c) la dissoluzione dei grandi imperi
multietnici (russo, ottomano, asburgico e – in nuce – britannico). La
permanenza consiste in una destabilizzazione strutturale degli stati successori
nei due tratti occidentale (Intermarium Baltico-Nero e Balcani) e centrale
(Middle East and North Africa) del limes eurasiatico (teatro di una collisione
tra gli Imperi del Mare e l’Eurasia iniziata nel 1763 e ancora in atto). Nasce
da qui, ad esempio, la storiografia sull’”Autre grande guerre”, che studia la
guerra sul fronte orientale, in Medio ed Estremo Oriente, in Africa e in
Atlantico, teatri più decisivi di quelli franco-belga, italiano e balcanico.
L’altra tendenza è la reinterpretazione
della guerra russo-giapponese (1904-1905) come «World War Zero» e la tesi della «determinante asiatica» della
grande guerra.
La guerra è un potente acceleratore
di scoperte e modernizzazione.
La grande industria italiana è nata
nella Grande Guerra. La medicina fece grandi passi in avanti durante la 1°GM; si
pensi solo alla chirurgia e alla psichiatria.
L’economia USA è uscita dalla
recessione del 1929 solo con la 2° Guerra mondiale.
In Italia ci furono 5 milioni di
uomini mobilitati e 1 milione sempre al fronte. I morti furono 650.000. Tanti
ma molto meno che in altri paesi.
In Germania ci furono 700.000 morti solo
per la fame conseguenza del blocco navale che impediva i rifornimenti
alimentari, oltre ai 2 milioni circa di militari morti in guerra. Su tutti i
fronti nella I° GM ci furono circa 15 milioni di morti.
Le cifre sono approssimative ma
dicono comunque che milioni di persone persero la vita in quei quattro anni.
Molti più morti della guerra fece
però la spagnola, che esplose in quegli stessi anni in tutto il mondo. La
devastante epidemia infuriò da marzo 1918 al giugno 1920, contagiò circa 500
milioni di persone (il 30% della popolazione mondiale che allora era 1 miliardo
e 600 milioni) e ne uccise tra i 50 e 100 milioni. Quando nel 1919, dopo una
breve attenuazione e un ultimo colpo di coda l'epidemia cessò definitivamente,
si contarono in tutto il mondo molti più morti di quanti ne avesse fatto la
guerra.
Ancora oggi siamo abituati a guardare
solo alle vicende di casa nostra ignorando che siamo delle piccole pedine di un
gioco globale. Nella prima guerra mondiale abbiamo fatto la scelta giusta e
abbiamo vinto. Nella seconda guerra mondiale abbiamo fatto la scelta sbagliata
e abbiamo perso. Il dominio mondiale Usa durante la guerra fredda e lo stretto
legame tra Europa e Stati Uniti ci ha permesso di non dover scegliere e ha
fatto decollare l’economia italiana.
Oggi gli Usa sono in rotta di
collisione con l’Unione europea. Trump e Putin hanno l’identico obiettivo di
destabilizzare l’Europa. L’attuale governo italiano si appoggia a Mosca e a
Washington mentre è critico con l’UE. Siamo proprio sicuri di aver fatto la
scelta giusta?
Nessun commento:
Posta un commento