La preparazione della besciamella a
casa mia era uno psicodramma collettivo. Mamma non poteva e non voleva
sottrarsi al dovere di preparare un piatto che a papà piaceva molto ma che
richiedeva la besciamella. Eravamo in tre intorno ai fornelli: una teneva ferma
la pentola, la seconda girava il mestolo di legno e la terza versava il latte
goccia a goccia. L’operazione era seguita con grande apprensione da tutte noi
sempre preoccupate che la preparazione andasse rovinata da qualche errore.
Figuratevi il mio stato d’animo
quando, giovane sposa, sola a casa, alle prese con l’Artusi (dono della
suocera) decisi di preparare la tremenda besciamella. Pesai con attenzione gli
ingredienti, lessi ancora più attentamente la ricetta e poi con sprezzo del
pericolo mi lanciai in questa folle avventura … per scoprire che era la cosa
più semplice del mondo.
In effetti mia madre non amava
cucinare. Da bambina era vissuta tra cuochi e cameriere, poi aveva lavorato e a
casa c’era la domestica che pensava alla cucina. Quando ormai in età matura
cominciò ad occuparsi della casa, cucinare non
divenne certo il suo hobby.
Ancora adesso, a distanza di decenni,
quando preparo la besciamella, ripenso con tenerezza a mia madre e alle sue
preoccupazioni davanti ai fornelli.
La nostra mamma aveva bisogno delle figlie per cucinare: ad ognuna di noi dava un piccolo incarico. A noi non piaceva affatto aiutarla, lo ritenevamo inutile, fonte di ansia e soprattutto una perdita di tempo. Da giovani si hanno altre priorità. Oggi, diversamente giovane, ritengo che, timori a parte della mamma per l'atto del cucinare, sia piacevole cucinare insieme ad altre donne, cosa che, almeno io, non faccio da circa 38 anni, salvo rare eccezioni che vivo come regali.
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