Il 5 novembre 2008 Barack
Obama diventava presidente degli Stati Uniti d’America. Alla Casa Bianca
entrava il primo afroamericano. La campagna elettorale americana fu segnata,
tra i democratici, dallo scontro tra un nero e una donna e non credo di
sbagliare se ritengo che fu proprio il fatto di avere come antagonista una
donna ad avere avvantaggiato Obama in un paese che è ancora razzista, come la
storia degli ultimi otto anni ci ha dimostrato.
Otto anni dopo il
copione si sta riproponendo. A una donna esperta e competente, seria e
grintosa, si contrappone un uomo pieno di sé, ma vuoto di competenze, che
incarna lo stereotipo del maschilista. Se a Trump il partito democratico avesse
messo di fronte un qualunque politico uomo, anche incolore, ma affidabile, nessuno
avrebbe dubbi sul risultato del voto. Sono i repubblicani per primi a temere la
sua vittoria. Ma a Trump il destino ha contrapposto una donna e dunque ci sono
serie probabilità che alla fine sia lui a prevalere, un non politico sessista e
razzista che ha contro quasi tutta la stampa, la classe politica e i media.
A Hillary per vincere
non basta essere perfetta: seria ma sorridente e simpatica, assertiva ma con
voce flautata, competente e con alle spalle un curriculum eccellente. Ogni
volta che sta per prevalere le arriva addosso una cannonata, con un tempismo
perfetto. Alla gente è antipatica proprio perché è brava, cosa che non ho mai
sentito dire di un uomo. Tutte quelle che in un uomo sono doti da apprezzare, in
una donna, ancora oggi, diventano difetti da criticare.
Il doppio standard è
evidente. Trump deve solo evitare di dire cose troppo stupide per essere
giudicato adatto come presidente e anche se dice e fa cose improponibili, in
fondo alla gente piace perché gli sente ripetere quei famosi discorsi da bar
che sembra piacciano ancora a tanti uomini. Il suo essere un vecchio maschio
sciovinista non turba gli elettori americani.
Sulla graticola invece
è messa Hillary, per mille motivi, ma in fondo per un solo motivo: è una donna
che ambisce ad occupare il posto di un uomo.
Anna Maria Isastia
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