domenica 12 giugno 2016

La feroce violenza sulle donne e l’appello agli uomini

Chissà se qualche uomo ha letto l’articolo di fondo del Corriere della sera di sabato 11 giugno 2016 “Femminicidi. Un appello agli uomini”. E’ firmato da un uomo  Paolo Di Stefano ed è diretto agli uomini.
Non è una domanda retorica. Agli uomini non interessano le paginate intere che i quotidiani dedicano alle tante donne vittime di femminicidi, di aggressioni, di persecuzioni. “Sono cose di donne” ripetono e nello stesso modo ignorano i convegni e gli incontri dedicati ad occuparsi di questi argomenti. Gli specialisti e gli studiosi si trovano regolarmente a parlare a platee composte quasi esclusivamente da donne, non giovani, che conoscono benissimo il tema perché lo affrontano da decenni.
La mattanza degli ultimi giorni: giovani donne strangolate e bruciate, uccise e buttate in discarica, eliminate in ogni modo, sta facendo riflettere ancora una volta. La novità è data dal fatto che una testimonial d’eccezione come Lucia Annibali, che ha avuto il volto sfregiato dall’acido, per la rivalsa di un ex, ha lanciato un appello agli uomini, perché “la rivoluzione, qui e oggi, la possono fare solo gli uomini per gli uomini, affrontando un percorso di liberazione simile a quello che ha portato le donne all’emancipazione”.
Lucia Annibali ha trovato l’attenzione indispensabile di chi può concretamente contribuire a modificare la situazione, Maria Elena Boschi, che da un mese ha avuto dal governo la delega alle Pari Opportunità. Ed è la ministra a dichiarare:”tramite il dipartimento [delle Pari opportunità] ho chiesto che vengano completate le designazioni per la cabina di regia interministeriale e per l’osservatorio, previsti dal Piano antiviolenza. E vorrei anche chiamare alcuni consulenti per una mia task force”.
Maria Elena Boschi chiede di incentivare nelle scuole una vera sensibilizzazione verso il rispetto delle diversità di genere e contro la violenza sulle donne e dice che a breve usciranno le linee guida nazionali del Miur, come prevede la ‘buona scuola’.
Il Soroptimist può essere soddisfatto di avere anticipato questa linea di intervento, firmando con il Miur un protocollo d’intesa (2014) per corsi nazionali di formazione per formatori "Prevenzione della violenza contro le donne: percorsi di formazione-educazione al rispetto delle differenze”.
Per gli stessi motivi i club Soroptimist possono essere orgogliosi di avere aderito al programma del Codice rosa bianca ideato dalla dottoressa Vittoria Doretti che, speriamo verrà chiamata a far parte della nuova task force.

L’articolo di fondo sul Corriere della sera forse segnala un reale cambio di passo. Scrive Di Stefano: “Che cosa pensiamo della normalità che prevede dolcemente per la donna (anche in una famiglia di professionisti, non è questione di livello sociale) il sovraccarico quotidiano maggiore di impegni, ventisette ore al giorno di attività, tra lavoro fuori casa, accudimento figli e genitori, gestione economia domestica, spesa, pulizie, cena eccetera. Non c’è bisogno di essere un maschio demente e feroce né di avere un’idea padronale del rapporto tra i sessi per offendere una donna: è quel che dovremmo comunicare, da padri, ai nostri figli maschi. Ma prima dovremmo esserne impregnati noi, di questo senso di libertà. Quanti bambini e adolescenti nativi digitali, tecnologicamente all’avanguardia, ritengono — come pensavano i nostri bisnonni e nonni migliori — di essere paternalisticamente destinati, per missione genetica, a proteggere la sorella, minore o maggiore che sia: perché comunque la donna andrebbe protetta come si fa con le specie floreali e faunistiche più fragili. Dunque, ricollocando, anche a fin di bene, la questione femminile in una dinamica di potere (il più forte e il più debole...) e non in una visione di autentica eguaglianza e libertà. Cari uomini, non c’è bisogno di essere feroci — come lo sono gli uomini che uccidono le donne considerandole loro esclusiva proprietà e che con facilità allontaniamo da noi — per essere discriminanti. Non c’è bisogno di disprezzare il delitto passionale per commettere piccoli delitti giornalieri contro l’uguaglianza. Non c’è bisogno di odiare la libertà della propria compagna, fidanzata, moglie, sorella per lederla. Non c’è bisogno di essere padri o fratelli di vittime per accogliere l’appello di Lucia Annibali e far sentire la nostra voce”.
Anna Maria Isastia

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