Ho passato una vita intera tra
archivi e biblioteche, leggendo e studiando migliaia e migliaia di pagine e
documenti.
Ho cercato di riversare su studentesse e studenti la mia passione
per la storia e il frutto e il senso del mio lavoro e delle mie ricerche.
La
curiosità intellettuale mi ha spinta a frequentare ambienti apparentemente
lontani tra di loro, scoprendo che le competenze acquisite in un ‘mondo’ erano
utili per comprenderne altri: penso al mondo militare (senza essere militare);
alla galassia massonica (senza essere una massona).
Mi sono avvicinata con lo
stesso spirito anche agli studi di genere: interessata ma da esterna. Confesso
di aver capito solo nell’ultimo decennio il senso della rivolta femminista
degli anni settanta che avrei potuto condividere, ma che, all’epoca, mi
lasciava indifferente.
Ho capito mettendo a confronto le diverse posizioni
ideologiche; studiando la normativa internazionale sul lavoro delle donne da
cui è derivata la normativa italiana. Rielaborando culturalmente questioni e
situazioni che in passato non avevo saputo condividere.
Rimettersi in discussione ogni giorno
senza rimanere mai fossilizzati in un proprio orizzonte chiuso; ripartire da
zero, ma con la fortuna di avere accumulato un enorme bagaglio culturale dal
quale attingere in ogni situazione.
E’ un po’ questa la mia realtà di
oggi.
Ho scritto tanti libri e tanti saggi
lunghi e pieni di note. Quei lavori che i professori universitari scrivono
innanzitutto per i loro colleghi pronti a linciarli se mancano certi
riferimenti ‘dovuti’, magari di decenni prima.
Adesso invece sento il bisogno di
commentare quanto succede oggi; sottolineare e/o evidenziare quello che a me
pare importante; comunicare utilizzando i nuovi strumenti che abbiamo a
disposizione.
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