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venerdì 1 dicembre 2017
Donne e fascismo, il mio articolo per giudicedonna.it
Giudicedonna.it, la rivista trimestrale dell'Associazione Donne Magistrato Italiane, pubblica un mio contributo.
lunedì 27 novembre 2017
#quellavoltache
Ho appena finito di leggere i
racconti scritti da Leda Muccini all’inizio degli anni Sessanta.
Ero rimasta infastidita
dall’insistenza sulla squallida fisicità dei rapporti delle giovani donne protagoniste
dei suoi racconti, con uomini diversi per età e condizione sociale, ma legati
da un unico desiderio: mettere le mani addosso alla ragazza del momento e
appena possibile spogliarla e possederla. Senza sentimenti, senza amore, senza
delicatezza, senza un dopo.
Donne oggetto; donne usate e che si lasciano
usare, passivamente acquiescenti, come se non ci fossero altre possibilità.
Giovani donne che si fanno baciare, palpeggiare e fanno sesso con uomini che
non amano e non desiderano, senza goderne e senza ricavare alcun vantaggio. Le
donne raccontate sono belle, giovani, vitali mentre gli uomini appaiono grigi,
meschini, viscidi, ipocriti.
Chiuso il libro, apro il giornale e
ritrovo le stesse situazioni oggi. Lo scandalo delle molestie sessuali al
parlamento inglese che fa tremare il governo di Theresa May.
Lo scandalo del produttore americano
Harvey Weinstein che ha usato
il suo potere in modo ignobile usando e abusando decine e decine di giovani
attrici.
Non passa giorno senza che i giornali
e le televisioni raccontino di dichiarazioni di abusi e ricatti sessuali
avvenuti nel corso del tempo. Sono per lo più donne famose che denunciano fatti
di un passato più o meno lontano, ma non dimenticato.
Tutti a demonizzare e condannare
situazioni che si ripetono uguali, da sempre. Tutti sanno e hanno sempre
saputo. Poi ogni tanto la pentola viene scoperchiata e allora tutti a
dichiarare il loro disgusto e a prendere le distanze da situazioni che si
ripetono sempre uguali.
Molti maschi sono infastiditi da
questa martellante attenzione rivolta, forse per la prima volta, contro di
loro. Non capiscono, parlano di strumentalizzazioni, credono che attrici e cantanti, ma anche esponenti della
politica, vogliano solo farsi pubblicità, cercano di ridimensionare. Colpisce
che i giornalisti, forse per la prima volta, ripetano che il problema è loro,
cioè dei maschi. Incredibile!
Perché allora mi ha dato tanto
fastidio leggere i racconti di Leda Muccini? Forse perché è stata veramente
brava a descrivere la ripetitività viscida e oscena dell’abuso quotidiano del
maschio sulla femmina, ma anche l’acquiescenza passiva di troppe giovani donne
a situazioni disgustose che non si ha il coraggio, la forza, la capacità di
contrastare.
Mi ha colpito leggere le ultime
battute dell’intervista di Geneviève Fraisse, femminista, politica, scrittrice,
a Stefano Montefiori.
«Credo che non si tornerà indietro. Molte
donne oggi raccontano delle molestie e aggressioni che hanno subito negli anni,
e la vergogna potrebbe davvero cambiare di campo, come hanno sempre chiesto le
femministe. Quando avevo 10 anni, un pomeriggio mentre andavo alla posta, un
uomo si è avvicinato fingendo di chiedermi la strada e invece si è masturbato
davanti a me. Sono tornata a casa e che cosa ho fatto? Non ho detto niente.
Eppure non avevo alcuna colpa, vivevo in una famiglia di intellettuali che mi
avrebbe ascoltata. Ma non ero pronta e sentivo che il rapporto di forza non era
a mio favore. La colpa e la vergogna erano su di me, non su quell’uomo. Mio
padre era femminista, eppure avevo interiorizzato di trovarmi dalla parte
sbagliata. Le cose stanno cambiando, ed è un bene».
Appartengo alla generazione di Geneviève
Fraisse e capisco perfettamente le sue parole.
Se torno indietro nel tempo anche io,
come tutte le donne, ho ricordi sgradevoli. Esibizionisti incontrati negli
androni dei portoni ancora ragazzina. Ne ricordo uno che mi costrinse a fare di
corsa cinque rampe di scale larghe e lunghe per raggiungere casa di nonna, con
il cuore in gola.
L’incubo della mano morta in autobus,
per non parlare di quelli che si incollavano dietro di te. Mi difendevo
spostandomi, cercando in ogni modo di allontanare l’importuno, ma quanto
disagio e quanta vergogna.
E poi le proposte oscene di coetanei
poco più che ventenni che si sentivano autorizzati a parlare alle ragazze in
modo indecente, ma allora avevo imparato
a difendermi e a contrattaccare. Che fastidio però e che rabbia!
Le difficoltà per una donna che abbia
prospettive e capacità professionali sono legate anche agli appetiti sessuali
degli uomini. Io consideravo compagni di strada gli uomini che conoscevo e che
ritenevo propositivi per me. Avviavo un rapporto di lavoro ‘neutro’ e per me
erano ‘neutri’ appuntamenti e pranzi di lavoro.
Poi però ‘percepivi’ che ad un certo
punto la situazione diventava ‘strana’ e allora avevi due strade davanti.
Raffreddare la collaborazione o ….
Io ho sempre scelto la prima opzione
e ho ricominciato ogni volta a tessere rapporti destinati a chiudersi
all’improvviso. Per un uomo è diverso e con il passare degli anni la rete delle
sue relazioni si allarga sempre di più con evidenti vantaggi professionali. Le
donne spesso sono costrette invece a interrompere rapporti ben avviati e le
rotture hanno sempre effetti negativi. Nessun uomo accetta di essere
allontanato e presenta il conto, danneggiando la donna sul lavoro, sparlando di
lei, isolandola.
Mi è capitato di sentirmi consigliare
di essere ‘carina’ con un potente, da un altro uomo che, non potendomi avere,
mi ‘cedeva’ volentieri al capo!
Mi sono sentita accusare di cose
improbabili da colleghi che dovevano farmi pagare le mie capacità organizzative
che avevano risolto i ‘loro’ problemi. Questo naturalmente dopo che avevo
lavorato per loro con successo.
Le donne venivano massacrate
facilmente con una qualunque accusa legata a loro presunte ‘leggerezze’.
La mia vita di lavoro è stata uno
slalom da campionessa tra proposte da respingere, attacchi da neutralizzare,
commenti da rintuzzare.
Alla fine degli anni Settanta del
Novecento un collega da un giorno all’altro divenne sgradevolmente aggressivo.
Senza neanche fingere di farmi la corte o di essere preso da me, da un giorno
all’altro aveva deciso che dovevo fare sesso con lui. Alla mia reazione secca e
infastidita reagì con una spiegazione che non ho mai più dimenticato. A suo
dire aveva fatto una sua indagine privata nell’Istituto universitario dove
lavoravo. Aveva appurato che non ero l’amante di nessuno e che nessun collega
aveva intenzione di farsi avanti e dunque io ero diventata di sua proprietà
come una res nullius. La mia reazione fu tanto dura e feroce che non ci siamo
mai più rivolti la parola, pur lavorando a poche stanze di distanza.
Quante amiche hanno cambiato lavoro o
rinunciato a percorrere certe strade perché tra loro e le loro ambizioni si è
messo il potente di turno che esigeva il pedaggio dovuto e preteso.
A Westminster è stata avviata una
inchiesta su vicende note a tutti. Alla Bbc si è creato un gruppo segreto di
giornaliste e presentatrici che si scambiano informazioni e denunciano le
molestie. Il parlamento di Bruxelles non è esente da scandali di tipo sessuale
e parecchie politiche hanno denunciato di essere state vittime di abusi e
molestie.
Spero abbia ragione Geneviève Fraisse
che sostiene che il caso Weinstein segna una nuova epoca. «È l’ora della
rivolta»
venerdì 6 ottobre 2017
Congresso per la Pace a Ginevra del settembre 1867
Riporto il link a due miei articoli a tema "Congresso per la Pace a Ginevra del settembre 1867
- Congresso per la Pace a Ginevra del settembre 1867
- Giuseppe Garibaldi e gli Stati Uniti d'Europa
- Congresso per la Pace a Ginevra del settembre 1867
- Giuseppe Garibaldi e gli Stati Uniti d'Europa
domenica 24 settembre 2017
Una rivoluzione positiva - Conversazioni con Elena Marinucci
Comunicato stampa dell'editore per l'uscita di:
Anna Maria Isastia
Una
rivoluzione positiva
Conversazioni con Elena
Marinucci
Edizioni di Storia e Letteratura,
2017
Elena Marinucci, ex senatrice
socialista e parlamentare europea, impegnata nella lotta per i diritti delle
donne e principale ispiratrice della Commissione per le pari opportunità tra
uomo e donna, si racconta ad Anna Maria Isastia.
Più che una biografia, ne nasce
un ritratto italiano dagli anni Settanta agli ultimi giorni del Novecento al
cui centro sta la rivoluzione femminista ripercorsa dal punto di vista
particolare di una donna che ha operato nelle istituzioni e che oggi non
intende omettere il racconto degli ostacoli, delle lungaggini, delle avversità
incontrate lungo il tragitto.
I gruppi di autocoscienza, la discussione sull’interruzione
volontaria di gravidanza, la battaglia per la presenza delle donne nelle
direzioni di partito, i concetti di “pari opportunità” e di “azione positiva”
sono il centro di una rivoluzione che si è fatta strada, grazie all’impegno di
donne come Marinucci, tra i banchi della politica. E quando il femminismo entra
nelle istituzioni molti degli obiettivi per cui hanno combattuto le donne
italiane del secolo scorso trovano la via della realizzazione.
Anna Maria
Isastia è docente di Storia contemporanea all’Università Sapienza di Roma. Sono
noti i suoi studi sul Risorgimento italiano e la storia della massoneria. Da
anni si occupa di storia delle donne e di biografie femminili. È stata
presidente nazionale del Soroptimist International d’Italia ed è componente del
direttivo della Rete per la Parità
(http://www.reteperlaparita.it/) che ha contribuito a fondare nel 2010.
Anna
Maria Istastia, Una rivoluzione positiva.
Conversazioni con Elena Marinucci
collana
Letture di Pensiero e d’Arte
pp.
180; prezzo 16,00
Ufficio stampa Edizioni di Storia e Letteratura
Via delle Fornaci, 38 00165 Roma
tel. 0639670307 - editoriale@storiaeletteratura.it
mercoledì 19 luglio 2017
Bâtis ta carrière avec nous
Testo dell'intervento di Anna Maria Isastia al 21° Congresso Soroptimist Europa a Firenze
Sessione tematica: Spaccare il soffitto di cristallo
Progetti pilota di successo del SIE
Come costruire un programma innovativo di leadership e di mentoring di successo
Moderatrice: Elena Savu, Università Tecnica di Bucarest, SI Romania
Anna Maria Isastia - Costruisci la tua carriera con noi Storica, SI Italia
Ilke Erol - L’esperienza della Soroptimist Leadership Academy Struga&Turchia Legale, SI Turchia
Corinna Salander, Università di Stoccarda, SI Germania e Barbara Muggenthaler, Auditore Pubblico, SI Germania
Il programma di mentoring tedesco Catherine Westling - La Soroptimist Nordic Leadership Academy Attrice, SI Svezia
Clicca qua per la versione in italiano
Sessione tematica: Spaccare il soffitto di cristallo
Progetti pilota di successo del SIE
Come costruire un programma innovativo di leadership e di mentoring di successo
Moderatrice: Elena Savu, Università Tecnica di Bucarest, SI Romania
Anna Maria Isastia - Costruisci la tua carriera con noi Storica, SI Italia
Ilke Erol - L’esperienza della Soroptimist Leadership Academy Struga&Turchia Legale, SI Turchia
Corinna Salander, Università di Stoccarda, SI Germania e Barbara Muggenthaler, Auditore Pubblico, SI Germania
Il programma di mentoring tedesco Catherine Westling - La Soroptimist Nordic Leadership Academy Attrice, SI Svezia
Clicca qua per la versione in italiano
Autrefois les nouvelles générations étaient accompagnées
dans leurs processus d’épanouissement par une personne experte.
Les jeunes apprenaient à devenir adultes en écoutant
leurs conseils et en les imitant.
Les enfants des nobles et des riches avaient un
précepteur dont la fonction était celle de les éduquer et de les orienter dans
leur vie.
La modernité semblait avoir effacé ces vestiges d’un
monde révolu. Mais il n’en est rien. Il ne suffit pas d’être des accros du
Smartphone ou des programmes informatiques, ou avoir une maîtrise avec mention
pour être à même de s’orienter dans le monde du travail surtout lorsqu’on est
une femme.
Voilà qui refait surface une figure qu’on aurait dit
dissoute dans le brouillard.
L’ancienne image du précepteur habillé en noir s’est
transformée en un mentor comme celui auquel Ulysse confie l’éducation de son
fils lorsqu’il part pour la guerre de Troie. Je fais référence à l’Odyssée, le
poème d’Homère le grand poète grec. C’est lui qui donne des contenus très
modernes au mot mentorat ou mentoring en anglais.
Mentor prend par la main le jeune Télémaque et le suit
avec sagesse pendant dix ans jusqu’au retour de son père.
Deux mille ans après, en mille six-cent
quatre-vingt-dix-neuf (1699) Fénelon (théologien et pédagogue français) va se
rappeler de Mentor et va l’utiliser comme personnage pour fournir une éducation
morale et politique au duc de Bourgogne tout en critiquant le Roi Soleil Louis
XIV.
C’est très intéressant pour nous de rappeler aussi le
fait que Mentor était parfois un avatar de la déesse Minerve, symbole de la
sagesse, qui grâce à lui inspire ses protégés.
Pour le Soroptimist italien c’est très important de
guider les jeunes filles prometteuses en leur fournissant ce quelque chose en
plus qui provient de l’expérience de ces femmes qui ont atteint de bonnes
positions de carrière.
C’est ce que fait le Club de Rome depuis 1970 grâce à la
Fondation Soroptimist Club de Rome qui sélectionne des jeunes femmes, naguère
diplômée, aujourd’hui doctorantes, et leur accorde une bourse d’étude.
Ces femmes, qui au fil du temps sont devenues des
dizaines puis des centaines, ont été suivies et épaulées jusqu’à l’achèvement
de leur parcours d’étude et au début de leur travail.
Tout au début, il s’agissait de jeunes femmes qui
devaient être conseillées pour leur inscription à l’université. On les amenait
à s’orienter vers les études scientifiques et elles pouvaient recevoir aussi un
prix pour avoir opter pour une des filières STEM/STIM[1]
(science, technologie, ingénierie et mathématiques). Les associées les plus expertes les guidaient pendant
plusieurs années avec une certaine affection en mettant leurs expériences et
leurs compétences à la disposition de ces jeunes femmes.
Le Soroptimist International d’Italie a un projet
national depuis 1985. L’ONU l’avait
proclamé l’année de la jeunesse. À cette époque, la présidente nationale
Angelica Bortolotto Alverà établit une convention avec l’Université Bocconi de
Milan dont le but était d’envoyer des
jeunes filles à peine diplômés suivre un cycle des séminaires gratuitement pour
les préparés aux nouvelles possibilités du monde du travail.
Au fil du temps la collaboration entre Soroptimist et
Bocconi, qui dure depuis 32 ans, s’est transformée et renouvelée. Depuis
plusieurs années, nous offrons au jeunes femmes qui rentrent dans le monde du
travail un atout indispensable pour atteindre des positions de leader.
II
Les stagiaires sont choisies avec attention parmi celles
qui ont un CV impeccable ainsi que des potentialités et des objectifs très importants.
Les cours qui sont offerts au jeunes femmes à peine sorties
de l’université et qui doivent construire leur carrière ont pour objectif de
faire émerger les problèmes et les points critiques, de les rendre conscientes
des stéréotypes et des préjugées cautionnés parfois par les femmes elles-mêmes,
de leur enseigner à affronter ses propres limites et à dépasser la timidité et
la faiblesse afin de créer le soubassement concret pour s’épanouir.
Toutes les boursières ont des objectifs ambitieux et
elles ne le cachent pas. Elles sont heureuses de se sentir soutenues dans leurs
désirs. C’est un aspect très important qu’il ne faut pas sous-estimer. C’est
normal qu’elles pensent : « si quelqu’un emploie son temps et son
argent pour nous, cela veut dire qu’il faut s’engager ».
Toutes les boursières disent combien il est important de
partager ses expériences avec celles des autres femmes du même âge provenant
d’autres parties de l’Italie et de mettre ensemble des compétences si
différentes : ingénierie, philosophie, biologie, théâtre etc.
Les stagiaires sont tenues par la main tout le long d’un parcours
de connaissance de soi, de découverte de ses propres difficultés ainsi que des
ses points critiques qu’il faut aborder et dépasser, d’éclaircissement des
objectives à se fixer.
La leadership implique, avant tout, la décision de
gouverner soi-même avant de le faire pour les autres. Le premier pas donc est celui
de construire un projet de leadership personnel qui soit authentique et
réaliste.
Pour atteindre ce premier objectif, il faut devenir plus
conscient du monde. Une femme doit connaître le poids du contexte, des mœurs,
des histoires, des sociétés qui pèse sur son identité.
Il faut avoir conscience du conditionnement
culturel ; refuser la passivité aussi bien que l’agressivité. Il faut
apprendre à être assertives.
Une personne assertive a une bonne estime de soi et des
autres. Elle sait écouter, élaborer ses projets, définir ses objectifs et ses
comportements tout en calculant les effet à cour et à moyen terme. Le fait
d’être assertif nous aide à gérer nos relations interpersonnelles ; c’est
pourquoi les enseignants du cour Bocconi s’attardent beaucoup sur cette aspect.
« Etre assertifs signifie se connaître avec ses forces et
ces faiblesses, être conscient de ses besoins de ses désir et de ses vœux. Cela
signifie agir de manière cohérente avec cette image de soi et se sentir à son
aise avec soi-même sans la crainte de perdre le respect des autres et leur
approbation. Être assertif signifie manifester ses besoins, ses désirs, ses
états d’âmes aussi bien verbalement qu’avec un langage non verbal afin qu’ils
soient perçus et compris de manière claire ».
On considère assertif celui qui est à même de faire
valoir ses opinions et ses droits tout en respectant ceux des autres.
La conquête de la confiance en soi est un autre moment très
délicat.
Jusqu’à présent, la confiance en soi de la femme dépendait
des relations et de les reconnaissances externes :
une fille sage (relation mère/fille), une épouse attentionnée (relation avec
son partenaire), une bonne mère (relation avec ses enfants), une grand-mère
douce (relations avec ses petits-enfants), une secrétaire impeccable (relation
avec le pouvoir masculin) etc.
La femme doit dépasser tout cela car elle doit élaborer et
atteindre de manière autonome la confiance de soi, le but étant, finalement, la
conquête de son rôle de leadership. Celui-ci, lorsqu’il est authentique, émerge
forcément d’un travail intérieur visant à récupérer ou à faciliter l’estime de
soi, la conscience de ses propres possibilités, l’acceptation de ses limites et
la capacité à fixer des frontières et à les défendre. Voici les passages menant
à un vrai leadership :
-
Conscience
de soi
-
Acceptation
de soi
-
Défenses
des limites fixés
-
Croissance
personnelle
Prendre conscience de sa valeur, devenir assertif,
s’épanouir et apprendre à être leader, ce sont des passages clé pour arriver au
self branding, sa propre
auto-promotion, qui est une synthèse des toutes les attentes, les perceptions
et les images que les autres se font de nous, quand ils nous regardent ou ils
nous entendent.
Il est important que notre image corresponde à ce que
nous voulons être, qu’elle soit cohérente aussi bien dans notre vie que sur les
réseaux sociaux.
Voilà pourquoi le cours Bocconi s’achève sur deux moments
essentiels : comment le CV doit-il être fait, comment faut-il se présenter
lors d’un entretien de travail.
III
Chaque Club confie sa stagiaire à une associée dont le
rôle est de la guider, la conseiller, l’étayer. Il faut choisir chaque associée
avec attention, visant aux potentialités professionnelles de la jeune femme
qu’elle va devoir suivre. C’est ainsi qu’on peut créer une relation à moyen ou
long terme.
Mais la théorie doit être transformée en pratique. Il
faut repérer les points forts actuels et les potentialités d’une femme tout en
cherchant la façon pour les développer davantage et pour les appliquer à sa vie
professionnelle.
Concrètement, la personne plus experte accepte
d’accompagner dans un parcours d’épanouissement personnel la personne qui l’est
moins. Elle lui met à sa disposition ses compétences, son expérience mais avant
tout elle lui lègue ces règles non écrites qui ont pu entraver la carrière d’autres
femmes et que chacune d’entre nous a dû apprendre à maîtriser.
Avoir un mentor à ses côtés, cela peut faire la
différence car le mentorat est un
processus novateur de formation à travers des conseils qui ont pour but le développement
personnel de la jeune femme. C’est moins un rapport de subordination qui
s’instaure entre ces deux personnes qu’une relation amicale, cordiale et
profitable.
Le mentorat met
au centre la personne avec toutes ses facettes. C’est à la fois un support aux
carrières et une méthodologie pour transférer des connaissances aux nouvelles
générations. De nos jours, les associations se multiplient qui s’intéressent à
cet aspect pour créer tant du capital social que de la cohésion sociale
moyennant l’épanouissement personnel. En Italie, les projets de mentorat dans le domaine de la formation
professionnelle et de l’éducation luttent de manière très efficace contre le
chômage. Ce sont des activités complexes qui modifient, dans le milieu du
travail, l’ensemble des connaissances et des façons de penser. Ses objectifs
sont :
-
Le
transfert des savoirs et des valeurs
-
Le
partage des expériences
-
Le
dialogue entre générations
-
Le
développement des compétences sociales
-
La
possibilité pour les jeunes générations de montrer leurs capacités
-
Le
soutien psychologique
-
La
promotion du sentiment d’appartenance
-
L’épanouissement de la femme et de ses chances
Pour mener à bien un tel projet, il est nécessaire de définir
un but et des objectifs clairs ; il faut avoir de relations
professionnelles et non d’amitié pour ensuite aider à s’auto-évaluer.
Un bon projet est une jouissance pour le mentor qui peut
communiquer ses connaissances et réfléchir sur ce qui a été acquis.
Une enquête sur l’importance du mentorat dans les lieux de travail révèle que la plupart des femmes
de succès ont eu un mentor conventionnel ou informel qui a influencé leur
développement personnel et professionnel.
Pour conclure
Pourquoi le
Soroptimist doit s’occuper du mentorat ? A quoi bon ?
Pourquoi
devrait-on choisir une soroptimiste comme mentor?
C’est parce que
nous savons être pratiques et concrètes et nous ne perdons pas notre temps. En
effet, nous sommes des femmes en carrière, mais pas individualistes, qui
souhaitent, en revanche, l’épanouissement des autres.
[1] STEM (acronyme de science, technology, engineering, and mathematics) ou STIM (science, technologie,
ingénierie et mathématiques) en français canadien, est un américanisme désignant quatre disciplines : science, technologie, ingénierie et mathématiques. En
2011, selon l’United States National Research Council et le National
Science Foundation, ces
disciplines sont centrales aux sociétés technologiquement avancées.
mercoledì 28 giugno 2017
I mestieri dimenticati delle donne
I muretti a secco che hanno reso
fertili e note ovunque le Cinque Terre, in Liguria, strappando alla montagna
lembi di terra preziosi, erano costruiti e conservati dalle donne. “Erano
soprattutto le donne ad occuparsene, mentre i mariti lavoravano fuori, a La
Spezia o in mare” ricorda un anziano del posto Anselmo Crovara.
Proprio grazie ai terrazzamenti, le
Cinque Terre della Liguria sono diventate patrimonio Unesco venti anni fa. I
muretti a secco hanno garantito per secoli la tenuta dei terreni con un lavoro
umile, paziente, costante, ingegnoso e armonico che ha valorizzato costoni di
collina, salvaguardando i paesini sottostanti e la splendida costa: Monterosso
al Mare, Vernazza, Cornigia, Manarola, Riomaggiore devono molto della loro
storia a questo lavoro umile e poco considerato. Tanto poco considerato che
sempre meno persone si sono occupate dei terrazzamenti, tutte prese dal turismo
e da attività meno faticose e più remunerative, fino a che la natura non ha
fatto il suo corso e, abbandonata la manutenzione, i muretti hanno cominciato a
cedere e le colline stanno scivolando a mare.
Nel 2011 il dissesto idrogeologico e le
piogge insistenti hanno provocato danni ingenti a questi luoghi. Oggi è una
giovane donna, Margherita Ermirio, architetta e artista, che dopo avere
imparato l’arte del muretto a secco, ha cominciato ad insegnare a tutti le
tecniche di una volta per salvaguardare questo lembo di terra.
martedì 25 aprile 2017
Il mare di Bonassola
L’articolo del Corriere sul cacciatore di onde, un
ricercatore del Cnr che aspetta le mareggiate per fotografare l’onda perfetta,
mi ha riportata indietro nel tempo di parecchie decine di anni.
Il cacciatore di onde
abita a Bonassola in Liguria dove s’infrangono le onde più belle d’Italia.
Ero in vacanza lì
tanti anni fa, forse avevo 16 anni. Abitavamo una villetta arrampicata lungo la
costa, con un grande terrazzo aperto sul mare tra i pini. Amavo disegnare e
passavo lunghe ore sul terrazzo con i blocchi di carta e la matita. Mi piaceva pure
nuotare e lo facevo spesso da sola. Mi tuffai anche una mattina in cui le onde
erano particolarmente forti, ma soprattutto le correnti erano difficilmente
controllabili. Fu così che ad un certo punto mi resi conto che non ero in grado
di tornare a terra. Più nuotavo e più la riva si allontanava. Non so quanto
tempo ho combattuto contro la corrente. So che all’improvviso si è
materializzato accanto a me un uomo robusto che mi ha presa e portata a riva.
Credo fosse straniero. Dall’alto della scogliera mi aveva vista in difficoltà
ed era venuto a salvarmi. Non so come si chiamasse. Non l’ho più incontrato.
Avevo dimenticato l’episodio, poi la vista di quelle onde fotografate e il nome
Bonassola ha fatto riemergere il ricordo e la sensazione di impotenza che
provai dentro quella massa liquida.
(Corriere della sera 18 aprile 2017)
lunedì 3 aprile 2017
Soroptimista di natura, da futuroquotidiano.com
Una mia intervista su Futuroquotidiano.com, questo il testo:
“Sono una femminista tardiva. Alle battaglie per i diritti delle donne non mi sono dedicata quando ero giovanissima, troppo impegnata a studiare e a applicarmi, ho aderito in età matura, ma con lo stesso entusiasmo che mi dà la carica. D’altronde, sul tema dei diritti non bisogna mai abbassare la guardia: se non si presidiano, è facile che ci sia un arretramento”. Anna Maria Isastia, Presidente nazionale di Soroptimist International Italia , è una donna motivata e motivante. In lei si fondono davvero le due parole latine che, dal 1921, col primo club creato a Oakland, in California, da Violet Richardson Ward ed altre 79 socie, contraddistinguono l’anima di questa associazione femminile, volano di crescita culturale, sociale ed economica per le donne. Soror & Optimae, ovvero coloro che promuovono la sorellanza e l’eccellenza (optimae); ma, nel caso di Anna Maria, oltre all’eccellenza, ricollego il nome anche all’ottimismo, quello della volontà e della costruttività, con cui dà la carica a circa 6mila socie suddivise in 144 club locali (e ne sono in costituzione di nuovi). Accanto al ruolo ‘istituzionale’ c’è quello originario di docente universitaria, studiosa di storia contemporanea, appassionata della Roma dell’800, che fu davvero un crogiuolo di personaggi e di eventi – e che la professoressa Isastia sa evocare con vividezza, tanto da coinvolgere gl’interlocutori con una narrazione vivace e appassionante-.L’intenzione di intervistarla viene naturale, dopo averla ascoltata intervenire con misura e competenza in alcuni eventi organizzati dal club Soroptimist Roma Tiber, presieduto da Elvira Gaeta.L’ultimo, in ordine di tempo, è stata un’interessante conversazione della Professoressa Daria de Pretis, giudice della Consulta sul tema ‘Donne e Costituzione’.
Cominciamo dalla domanda fil rouge delle mie interviste. Cosa volevi fare a 16 anni?
Mi rivedo con la mente nell’estate dei miei 16 anni, in visita alle zie di mio padre, in vacanza per qualche giorno. Le stravolsi, loro tutte dedite ad una beata ‘casalinghità’ nella routine dei problemi culinari, quando scoppiai in un pianto dirotto: non riuscivo a trasmettere loro il mio rovello adolescenziale, che mi faceva sentire disperata.Una sorta di angoscia esistenziale: mi pareva di vivere una vita inutile giacché, se fossi morta in quel momento, da semplice studentessa liceale e null’altro, non avrei lasciato traccia di me nel mondo. Per le anziane prozie il baricentro della vita era cucinare divinamente e nient’altro; io, invece, già da allora provavo un desiderio incontenibile di rendermi utile, di avere un ruolo nella società.Ci ripenso con un sorriso quando mi ritrovo ad essere una specie di baricentro: per il marito, per il figlio, per i miei familiari d’origine, ma anche per gli studenti e per le amiche del Soroptimist. Troppa grazia! Ma confesso che sentirmi il loro sostegno mi piace.
Lo studio era comunque una conditio sine qua non per assumere tale ruolo…
Frequentavo il liceo classico, ma, in realtà, ero assai dotata per la pittura e il disegno e costruivo dei pupazzetti di panno Lenci ripieni di ovatta. D’altronde, erano tempi in cui le ragazze dovevano trovarsi hobbies casalinghi, non c’era tanta libertà di movimento, se non per andare a scuola. Quando, alla fine delle medie, avrei voluto iscrivermi al Liceo Artistico, i miei lo presero quasi come una proposta indecente: per una signorina di buona famiglia, era considerato una specie di luogo di perdizione. Dunque, Liceo Classico e poi Lettere Moderne all’Università ‘La Sapienza’ di Roma. La pittura la praticai fino ai primi anni dell’Università e mi riusciva, devo dirlo, piuttosto bene.
Come avviene da copione, per una ragazza che s’incamminava verso una vita si può dire già scritta: laurea, matrimonio, insegnamento nelle scuole superiori, cura per la famiglia. Ma eri una cripto-ribelle, vero?
Ho studiato con grande lena, laureandomi con lode con una tesi in Storia del Risorgimento, relatrice la professoressa Emilia Morelli.Il tema mi sollecitava molto: riguardava un anno nevralgico per Roma, il 1859. Divenne anche un libro, pubblicato nel 1978 dall’Istituto per la Storia del Risorgimento. In quell’anno fatidico, la città brulicava di personalità, ambasciatori, esponenti della nobiltà europea, cardinali, un mondo intero.Dopo la laurea, andai a lavorare per un anno al Museo Centrale del Risorgimento, dove, a costo zero per l’amministrazione, ho allestito l’ala dedicata al decennio di preparazione all’Unità d’Italia. Nel frattempo, mi preparavo e facevo concorsi, cosicché ho vinto sia una borsa di studio all’Università La Sapienza sia la cattedra nelle scuole superiori.Ecco, la mia indole ribelle mi fece optare per la strada apparentemente più difficile, ovvero l’Università. Li avevo tutti in pressing, familiari, fidanzato, amici di famiglia, con le solite sagge argomentazione che mi avrebbero dovuto indirizzare verso la carriera nella scuola.Tenni duro e dovettero arrendersi di fronte alla mia determinazione.
Cominciò così la tua carriera universitaria. Come si è declinata?
Son partita come borsista, per proseguire come ricercatrice e poi professore associato; dall’iniziale insegnamento in Storia del Risorgimento, son poi passata a Storia Contemporanea, dall’Unità d’Italia ad oggi.Amo la ricerca e mi sono occupata di molte tematiche, a cominciare dai Democratici di fine Ottocento – Radicali, Socialisti e Repubblicani -. Metà, fra questi, erano massoni cosicché ho approfondito molti temi che s’intrecciavano con la Massoneria, dall’età liberale fino alla prima guerra mondiale.Vi sono state molte figure di spicco fra questi e non solo Giuseppe Garibaldi: il primo era un personaggio ben scomodo per il Presidente del Consiglio piemontese e poi del neonato Regno d’Italia, giacché fece una vera e propria battaglia affinché entrassero nei ranghi dell’esercito piemontese, poi italiano, i 100mila ‘irregolari’ che aveva condotto alla conquista dell’Unità; una richiesta impossibile da esaudire, giacché per lo più mancavano di qualunque addestramento militare: erano guerriglieri piuttosto che soldati.Altri personaggi straordinari della Massoneria furono Ernesto Nathan, giudicato il miglior sindaco che Roma abbia mai avuto, in carica dal 1907 al 1913 (NdR: cent’anni e passa anni fa!): grazie a lui, la città ebbe il suo primo piano regolatore, municipalizzando l’energia elettrica e l’azienda tramviaria; fece costruire scuole e asili d’infanzia che fornivano anche la refezione…Non va, inoltre, dimenticato il genio di Ettore Ferrari, pittore e scultore, autore della statua di Mazzini sull’Aventino; la statua equestre di Garibaldi, a Rovigo, ha un particolare di forte simbolismo: le staffe in cui infila i piedi il cavaliere rappresentano due corone rovesciate. Più emblematico di così!
Un’attività di ricerca inesauribile. E le tematiche storiche al femminile?
Non ho mai smesso un attimo di scrivere e di fare molta ricerca storica: alle donne in particolare mi sono avvicinata gradualmente, quasi per un personale percorso evolutivo. Ho studiato la condizione disgraziata delle prostitute ottocentesche e quanto fece, qui a Roma, per loro Sara Levi Nathan, la mamma di Ernesto, nonché una delle sostenitrici più vicine a Giuseppe Mazzini (ma anche di Giuseppe Garibaldi).Ne ho scandagliato la vita di esemplare dedizione alla causa mazziniana ma anche a quella delle donne. Fu lei a fondare a Roma la scuola Mazzini per l’istruzione femminile nonché l’Unione benefica, che accoglieva le prostitute, fornendo loro un’educazione al lavoro e un nuovo inserimento.Venendo ai giorni nostri, infine, mi sono occupata della storia delle donne in Magistratura: una storia breve, se calcoliamo che ci vollero oltre 15 anni, dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana per rimuovere gli ostacoli che impedivano l’accesso delle donne in magistratura e in diplomazia.Per ripercorrere questa storia breve ma intensa, ho scritto il libro “Donne in Magistratura. L’Associazione Donne Magistrato italiane” edito da Debatte di Livorno: un cammino dall’esclusione all’inclusione, in un duello di giuristi sul pro e contro, dove fra gli ‘avversari’ all’accesso delle donne vi sono stati anche personaggi che sarebbero diventati Presidenti della Repubblica in un’epoca in cui ormai la magistratura al femminile era ormai una solida realtà.
Altra trincea che per due anni ha orientato la tua vita è quella della Presidenza Nazionale del Soroptimist. Puoi parlarci di quest’esperienza?
Userei due aggettivi: entusiasmante e assorbente. Ma, soprattutto, democratica, giacché le regole che sovrintendono il funzionamento del Soroptimist impongono che una Presidente rimanga in carica solo due anni; non ci sia possibilità di rinnovo; non sviluppi tentazioni personalistiche perché già nel corso della vigenza della propria carica conosce il nome della socia che la sostituirà, di lì ad oltre un anno.Inoltre, il senso di ‘sorellanza’ si proietta pure sulle modalità di esercizio della presidenza, perché vi è una sorta di concatenazione verticistica: la presidente, da un lato è affiancata dalla sua predecessora, dall’altro ha un ruolo di affiancamento per chi le succederà. Insomma, un lavoro solidale e di profonda socialità.
Puoi accennarci qualcuna delle iniziative che hanno caratterizzato la tua presidenza?
Nel corso dell’anno e mezzo da quando sono diventata presidente, ho avviato molte iniziative e intrecciato alleanze istituzionali che realizzano nel concreto gli ideali del Soroptimist. A cominciare dal corso Miur – Soroptimist “Prevenzione della violenza contro le donne: percorsi di formazione-educazione al rispetto delle differenze’; uno sforzo immenso, riguardante almeno una ventina di province, rivolto a docenti delle scuole di ogni ordine e grado e che sviluppa un’azione a largo raggio verso tutti gli attori del processo educativo, docenti, alunni, famiglie, con 10 diversi moduli formativi in presenza, ma anche in modalità e-learning; proseguendo col corso di formazione sulla Leadership al femminile in collaborazione con la Sda Bocconi.Per l’Expo, il Soroptimist Italia ha una presenza assai significativa e un’interlocuzione forte con WE Women for Expo. E’ già previsto per il 7 giugno, a Lecco, nell’ambito di un incontro, dal titolo “WE Italian Soroptimists for Expo’ la presentazione e premiazione dei migliori progetti realizzati dai club sui temi del cibo, sulla cultura dell’alimentazione e sugli sprechi alimentari.Inoltre, abbiamo sostenuto dei corsi Paralegali in Ruanda, condivisi da tutti i club e un progetto di microcredito ‘Un mulino per le donne del Mali’, promosso dal club di Piacenza insieme a tutti i club romagnoli. Entrambi, vincitori del premio ‘Visibilità e Comunicazione’, saranno presentati ciascuno per una settimana al grande pubblico dell’Expo, presso gli spazi del Padiglione Italia: il primo dal 5 all’11 giugno 2015 e l’altro dal 12 al 18 giugno.
Un gran lavoro, sul fronte nazionale e internazionale.
Mica è finita qui! Altri punti nodali del mio ‘percorso presidenziale’ sono rappresentati da iniziative sulla medicina di genere; dal concorso rivolto ai Giovani talenti della musica; sulla Toponomastica femminile e da convegni sul ruolo delle donne nel corso della Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il centenario. Siamo una associazione sempre più feconda d’idee e di riconoscibilità sociale, oltre che territoriale. Lo testimonia la nascita di numerosi nuovi Club (Valchiavenna, Valle Umbra, Fermo e, a breve, Viterbo).Il tutto come concreta dimostrazione che, come dice il nostro ‘grido di battaglia’: “Cultura e impegno, la nostra forza”.
Annamaria Barbato Ricci
mercoledì 29 marzo 2017
EVENTO - Cinquant'anni non sono bastati - Le carriere delle donne - Palazzo Montecitorio
Il mio intervento, presso la Sala Regina di Montecitorio a Roma.
La presentazione del libro "Cinquant'anni non sono bastati - Le carriere delle donne a partire dalla sentenza n. 33/1960 della Corte Costituzionale", a cura di Anna Maria Isastia e Rosa Oliva. Interventi, oltre a quelli delle curatrici del volume, di Paola De Micheli, Marina Sereni, Valeria Valente, Manuela Di Centa, Monica Parrella, Alfonso Celotto, Susanna Schivo. Moderatrice Valeria Vaccaro. L'appuntamento è stato promosso dalla sottosegretaria all'Economia Paola De Micheli.
E' possibile vedere la registrazione cliccando questo link.
martedì 7 marzo 2017
L’8 marzo. La storia
La decisione di dedicare una
manifestazione annuale da svolgersi l’ultima domenica di febbraio o la
prima di marzo, in ogni paese e destinata a rivendicare il
diritto di voto per tutte le donne, fu presa, su proposta della Presidente
Klara Zetkin, in occasione della Conferenza della Internazionale socialista
delle donne tenutasi a Copenhagen nel 1910.
La senatrice socialista Elena Marinucci, aveva scoperto questa versione, diversa dalla vulgata corrente, leggendo il “Bollettino dell'Internazionale Socialista delle Donne” e l'aveva resa pubblica negli anni Ottanta, scrivendo su diversi giornali e proponendo di dedicare la giornata alla realizzazione del diritto delle donne a "essere votate”.
Successivamente e con maggiore autorevolezza, la vera storia dell'8 marzo è stata resa nota in Italia da Tilde Capomazza e Marina Ombra, con il libro 8 marzo. Una storia lunga un secolo e poi da Alessandra Gissi, Otto marzo. La giornata internazionale delle donne in Italia.
La senatrice socialista Elena Marinucci, aveva scoperto questa versione, diversa dalla vulgata corrente, leggendo il “Bollettino dell'Internazionale Socialista delle Donne” e l'aveva resa pubblica negli anni Ottanta, scrivendo su diversi giornali e proponendo di dedicare la giornata alla realizzazione del diritto delle donne a "essere votate”.
Successivamente e con maggiore autorevolezza, la vera storia dell'8 marzo è stata resa nota in Italia da Tilde Capomazza e Marina Ombra, con il libro 8 marzo. Una storia lunga un secolo e poi da Alessandra Gissi, Otto marzo. La giornata internazionale delle donne in Italia.
Il primo 8 marzo fu celebrato in Germania nel 1914 . Sul manifesto
dell'iniziativa era scritto "Avanti , con il diritto di voto alle
donne".
Negli anni successivi si svolsero manifestazioni in altre capitali europee, in Francia , Svizzera, Olanda raccontate in Italia dalla "Difesa della lavoratrice", la rivista delle donne socialiste fondata e diretta da Anna Kuliscioff.
Negli anni successivi si svolsero manifestazioni in altre capitali europee, in Francia , Svizzera, Olanda raccontate in Italia dalla "Difesa della lavoratrice", la rivista delle donne socialiste fondata e diretta da Anna Kuliscioff.
Con la Grande Guerra le manifestazioni non ebbero più luogo, ma in
Russia, nel 1917, fu proprio la grande manifestazione delle donne
che aprì la strada alla prima Rivoluzione, quella di febbraio (il
calendario russo era arretrato di alcuni giorni). Quel giorno le tessitrici e
le dipendenti del deposito di tram sfilarono chiedendo pane, pace e diritti per
le donne. A loro si unirono gli operai e tante massaie che sfidarono la polizia
e i soldati. Una settimana dopo crollava la monarchia e lo Zar abdicava.
In Italia, la prima celebrazione dell'8 marzo si sarebbe tenuta nel 1921,
dopo la scissione di Livorno e la nascita del Partito Comunista.
Dobbiamo aspettare il 1945 perché in Italia si
torni a parlare di 8 marzo Giornata internazionale delle donne. Lo fanno le
donne dell’UDI che in quel momento storico raccolgono cattoliche e laiche,
socialiste, comuniste, repubblicane. Si
festeggia nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole, con riunioni, comizi,
feste popolari.
A Londra in quella stessa data sono riunite
donne di venti nazioni che approvano una ‘Carta della donna’ da far pervenire
alla neonata Organizzazione delle Nazioni Unite.
Per la prima volta nella storia d’Italia, l’8
marzo del 1947 viene celebrato in Parlamento dove siedono le 21 donne elette
alla Costituente. L’8 marzo è considerata una giornata di lotta, ma anche di
festa, un momento di auto gratificazione. Sembra sia stata Teresa Mattei,
eletta alla Costituente per il Pci, a legare alla festa la mimosa, fiore di
stagione economico e facile da trovare.
La data serve anche a difendere il diritto
delle donne al lavoro e al riconoscimento del ruolo di capofamiglia per quante
erano fonte dell’unico reddito familiare.
Se negli anni Venti, l’8 marzo era incardinato
nelle politiche dell’Internazionale socialista, nell’Italia del secondo
dopoguerra si preferisce legare l’evento ad un episodio, verosimile, della
storia del movimento operaio americano:
operaie morte nell’incendio di una fabbrica forse a Chicago o New York o
Boston. Per gli stessi motivi, in Francia la data simbolo viene collegata ad
uno sciopero del 1857.
Nel corso dei decenni cambia l’approccio alla
Giornata internazionale delle donne, cambiano anche le parole d’ordine e lo
spirito con il quale la si vive.
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