Intervento di Anna Maria Isastia al Seminario di Siracusa
organizzato da Minerva e Maeci il 15-16 aprile 2016 per discutere su “Crisi in
Libia: le donne libiche per un network di dialogo e di pace”.
Nei paesi di cultura e
tradizioni cattoliche si stanno moltiplicando le riflessioni sulle
religioni. All’Università ‘Sapienza’ di
Roma l’ 8-9 aprile 2016 si è tenuto un convegno sulla storia delle religioni
con oltre settantacinque relatori. Negli stessi giorni è uscito un fascicolo
della rivista “Il Mulino” diretta da Michele Salvati, dedicata ad una
riflessione sulla difficoltà di separare Stato e Chiesa e, a maggior ragione,
politica e religione. E’ un moltiplicarsi di iniziative che denotano il
desiderio e la necessità di capire e riflettere su cosa sta succedendo nel
mondo, oggi.
Sotto i nostri occhi
si sta verificando una importante inversione di rotta rispetto ad un faticoso
percorso di secolarizzazione, avviato in
Italia oltre 150 anni fa e proseguito nel tempo con grandi difficoltà.
Nei paesi europei di
cultura cattolica il legame tra trono e altare, cioè tra potere politico e
potere religioso è stato per secoli molto stretto. Il potere religioso
controllava anche il potere politico, perché il re o l’imperatore erano tali
“per grazia di Dio” e il Pontefice rappresentava Dio in terra e aveva il potere
di sciogliere e di legare.
Questo solido legame è
andato in crisi la prima volta durante la Rivoluzione Francese scoppiata a
Parigi nel 1789. Da allora la Chiesa cattolica ha speso tutte le sue energie
per recuperare le posizioni che stava progressivamente perdendo, difendendo in
ogni modo i valori della tradizione e dell’assolutismo contro ogni ipotesi di
modernizzazione della società. Nell’800 lo scontro tra assolutismo e
liberalismo è totale. Sono condannate la libertà di riunione, la libertà di
associazione, la libertà di stampa, le libere elezioni, il parlamento.
Dobbiamo arrivare alla
seconda metà del ‘900, al Concilio Vaticano II perché la Chiesa cattolica
scenda a patti con la modernità e smetta di condannarla.
Circoscrivendo le
nostre considerazioni alla donna, è quasi scontato ricordare che la condizione
della donna nei paesi di tradizione cattolica è stata strettamente legata al
peso della religione nella società. Sappiamo quanto la religione ha
pesantemente influito nel condizionare il giudizio e la considerazione degli
uomini sulle donne.
E’ importante osservare che l’ideale dei diritti umani si è sviluppato
dalla proclamazione, fatta dal Cristianesimo, dell’equivalenza di tutti gli
esseri umani. L’ideale di tutelare, già in questo mondo, la libertà della
persona, scaturisce dalla Riforma protestante del XVI secolo e fu poi elaborata
dall’Illuminismo del XVIII secolo. Ma solo nel XIX secolo questo principio
cominciò ad includere le donne, e dal XX
secolo ad essere applicato nelle società occidentali.
La religione è stata un fattore socio-culturale di fondamentale importanza
in tutte le civiltà. Ogni discorso su Dio è sempre stato espresso con parole
legate ad un determinato contesto culturale.
In una prospettiva femminista come conciliare il concetto di un solo Dio
con una umanità in cui esistono due sessi?
Nel Giudaismo, nel Cristianesimo, nell’Islamismo, la priorità assegnata all’umanità
maschile viene rafforzata da dottrine e simbolismi tradizionali che descrivono
Dio con metafore maschili, escludendo quindi il femminile dal concetto di
divinità.
Eppure le donne hanno avuto un ruolo
decisivo nelle prime comunità cristiane.
Alle origini del cristianesimo convivono visioni differenti della funzione della donna nella
società, che rispecchiano una certa mobilità sociale delle donne. Il
cristianesimo asserisce la sostanziale ‘parità’ fra i sessi, almeno sul piano
spirituale, ma nel contempo si dà per scontata l’infirmitas del sesso femminile, rendendo evidente il
condizionamento nei confronti della mentalità del tempo. Prevarrà la corrente
più conservatrice, da cui discendono i dettami volti a “tenere sotto controllo”
le donne.[i]
In Italia all’inizio
del Novecento è la Chiesa che cerca di frenare il processo di emancipazione
delle donne. Diceva il papa Pio X (1903-1914) “La donna? Che la piasa, che la
tasa, che la staga in casa”.
Più tardi troviamo una
piena convergenza tra Chiesa e fascismo sul controllo della morale e delle
donne che restano relegate in un ruolo subalterno.
Nel secondo dopoguerra
Pio XII (1939-1958) tenta la riconquista cristiana dell’Italia mentre si avvia
la secolarizzazione che avanza inesorabile, portando con sé la lenta ma
inarrestabile trasformazione del ruolo della donna nella società italiana che
segna tutti gli anni Settanta e Ottanta. Cambiano i costumi, cambiano le leggi,
cambia il rapporto uomo-donna nella famiglia e nel lavoro[ii].
I processi storici, culturali
ed economici della globalizzazione sembravano destinati a relegare le religioni
in una sfera privata. Al contrario inedite forme di convivenza ‘forzata’
prodotte dai fenomeni migratori e le conseguenze di numerosi fatti di cronaca
(a partire dall’11 settembre 2001) hanno prodotto un repentino mutamento
paradigmatico intorno al ruolo della religione nelle società contemporanee.
Gli studiosi fanno
riferimento ad una condizione che viene definita post-secolare: non più una
alternativa escludente tra secolarizzazione e ritorno al sacro, ma una
relazione dialettica tra forze contrastanti che producono dinamiche e
manifestazioni complesse e diversificate (Alessandro Saggioro – Sergio Botta).
In pratica ogni
contesto socio-culturale reagisce in forme differenti all’influsso delle
religioni.
Oggi le donne europee
si sentono minacciate dall’avanzata di una cultura che sta mettendo di nuovo in
discussione conquiste costate secoli di battaglie.
La donna occidentale
ha conquistato lo spazio pubblico e il diritto a viverlo esattamente come gli
uomini.
La donna occidentale
ha conquistato i diritti civili.
La donna occidentale
ha conquistato la libertà di vestire come preferisce.
Il rispetto delle
altre culture, come quella islamica, rischia di imporre limiti alle nostre
libertà.
Gli integralismi,
quando si tratta delle donne, si assomigliano tutti. E con la scusa di
difendere valori come la famiglia, l’onore, il pudore, la castità, vogliono di
fatto tornare a quell’epoca in cui le donne, docili e silenziose, dovevano
accontentarsi di restare a casa, lasciando agli uomini l’impegno della vita
pubblica.
Come scrive Michela
Marzano, rischiamo di tornare all’intolleranza e all’umiliazione nel nome della
tolleranza e del rispetto. “Come si può, nel nome della tolleranza, tollerare
appunto l’intolleranza”?
Nei paesi europei dove
l’immigrazione islamica ha dimensioni importanti, è ormai in corso una
revisione delle regole del costume. Nuove direttive cominciano ad essere
applicate negli uffici, nelle piscine, sui treni, per “non urtare” i sentimenti
dei musulmani. Viene messa il discussione la moda delle donne a partire dalla
minigonna.
In contemporanea la
Chiesa cattolica con il papa si sta aprendo alle donne come mai in passato. Non
si impone più alle donne di avere come referente la Madonna e le sante vergini.
La Santa Sede ha appena costituito la Consulta femminile formata da 34 donne
con il compito di “consigliare e arricchire l’orizzonte” della Chiesa per
“offrire un punto di vista diverso e un contributo vero” (aprile 2016).
Il papa, per la prima
volta nella storia, nel 2016 ha lavato i piedi anche ad una donna, nella
cerimonia della lavanda dei piedi del Giovedì Santo.
E’ ancora il papa ad
insistere sul concetto che « Dio è Dio. Non è né uomo né donna, ma è al di là dei
generi. È il totalmente Altro. Credo che sia importante ricordare che per la
fede biblica è sempre stato chiaro che Dio non è né uomo né donna ma appunto
Dio e che uomo e donna sono la sua immagine. Entrambi provengono da lui ed
entrambi sono racchiusi potenzialmente in lui”.[iii]
L’attuale papa, Francesco, è ancora più chiaro
quando insiste sul concetto della parità uomo donna voluta da Dio.
Il femminismo affermando l’autonomia delle donne in campo sociale,
biologico, culturale, ha realizzato una rivoluzione che ha fatto crollare
l’androcentrismo e ha posto una sfida al Cristianesimo tradizionale. Gli ultimi
papi hanno intercettato questa esigenza cui stanno offrendo risposte
importanti. Gli ultimi documenti papali sulla donna e sui rapporti tra i sessi
raccontano molto bene quanto fosse “culturale” il disprezzo di San Gerolamo,
Tertulliano, San Paolo e di tutti i Padri della Chiesa nei confronti della
figura femminile che oggi viene riscattata e restituita alla sua dignità piena
di persona.
Forse è questa la strada da seguire per coniugare il rispetto delle diverse
fedi religiose con una società in rapido mutamento.
Anna Maria Isastia
[i]
Donne nello
sguardo degli antichi autori cristiani. L’uso dei testi biblici nella
costruzione dei modelli femminili e la riflessione teologica dal I al VII
secolo, a cura di Kari
Elisabeth Borresen, Emanuela Prinzivalli
ed. Il pozzo di Giacobbe, 2013; Georges Duby, I peccati delle donne nel Medioevo, Laterza, 1999.
ed. Il pozzo di Giacobbe, 2013; Georges Duby, I peccati delle donne nel Medioevo, Laterza, 1999.
[ii]
Giancarlo Zizola, Il modello cattolico in
Italia, La vita privata. Il Novecento, Laterza 1988, pp. 247-307.