L’invenzione delle tradizioni è una
questione affascinante per gli storici. Perché si affermano ‘tradizioni
inventate’ reinterpretate di continuo e note a tutti?
In Italia il discorso pubblico sulle
origini dell’8 marzo si lega ad una presunta commemorazione di operaie morte in
un incendio non meglio precisato (Chicago, New York, Boston?).
I fatti storici sono molto diversi e
ci riportano alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste a
Copenhagen nel 1910, quando Clara Zetkin propone di stabilire una data per una
manifestazione dedicata alla questione femminile, compresa la rivendicazione
del voto.
Il primo 8 marzo è celebrato in
Germania nel 1914. Sul manifesto della manifestazione si legge: ‘Avanti con il
diritto di voto alle donne!’ Manifestazioni analoghe si organizzano in Francia,
Russia, Svizzera, Olanda.
In Italia la prima celebrazione
dell’8 marzo la troviamo nel 1921 subito dopo la fondazione del Partito
comunista che, in aperta polemica con i socialisti, esalta le rivendicazioni
femminili.
Dobbiamo aspettare il 1945 perché in
Italia si torni a parlare di 8 marzo Giornata internazionale delle donne. Lo
fanno le donne dell’Unione Donne Italiane (UDI) che in quel momento storico
raccolgono donne cattoliche e laiche, socialiste, comuniste, repubblicane.
Si festeggia nelle fabbriche, negli
uffici, nelle scuole con riunioni, comizi, feste popolari.
A Londra in quella stessa data sono
riunite donne di venti nazioni che approvano una ‘Carta della donna’ da far
pervenire alla neonata Organizzazione delle Nazioni Unite.
Per la prima volta nella storia
d’Italia, l’8 marzo del 1947 viene celebrato in Parlamento dove siedono le 21
donne elette alla Costituente. L’8 marzo è considerata una giornata di lotta,
ma anche di festa, un momento di auto gratificazione. Sembra sia stata Teresa
Mattei, eletta alla Costituente per il Pci, a legare alla festa la mimosa,
fiore di stagione economico e facile da trovare.
La data serve anche a difendere il
diritto delle donne al lavoro e al riconoscimento del ruolo di capofamiglia per
quante erano fonte dell’unico reddito familiare.
Se per le donne del partito comunista
degli anni venti, l’8 marzo era incardinato nelle politiche dell’Internazionale
socialista, nell’Italia degli anni cinquanta rivendicare quell’eredità è
scomodo e controproducente. Nel mondo diviso in due dalla cortina di ferro, è
molto meglio legare l’evento ad un episodio, verosimile, della storia del
movimento operaio americano: le operaie arse nell’incendio di una fabbrica.
Per gli stessi motivi, in Francia la
data simbolo viene collegata ad uno sciopero del 1857.
Nel corso dei decenni cambia
l’approccio alla Giornata internazionale delle donne, come racconta con dovizia
di particolari Alessandra Gissi, in un saggio ben documentato, pubblicato nel
2010. Cambiano anche le parole d’ordine e lo spirito con il quale la si vive.
Oggi mi sembra molto interessante aver spostato
l’attenzione sulla qualità della preparazione delle giovani. L’8 marzo 2016, in concomitanza
con la Giornata internazionale delle donne, e in collaborazione con il
Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio parte il mese delle STEM (Science, Technology, Engineering,
Mathematics) promosso dal Miur, con il logo “Le studentesse
vogliono “contare”!”.
E’ un impegno forte contro uno
degli stereotipi esistenti dentro il sistema formativo: quello di una presunta
scarsa attitudine delle studentesse verso le discipline STEM che conduce a un
divario di genere in questi ambiti sia interno al percorso di studi che nelle
scelte di orientamento prima e professionali poi.
L’8
marzo, nato oltre cento anni, fa può ancora dire qualcosa di nuovo.
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