L’Ufficio storico
dello Stato Maggiore Difesa ha pubblicato gli Atti del Convegno “Le donne nel
primo conflitto mondiale, dalle linee avanzate al fronte interno. La Grande
Guerra delle Italiane”.
Affrontare gli anni
della Prima Guerra Mondiale con gli occhi delle donne, rendendosi conto che la
guerra non l’hanno fatta solo i soldati in prima linea, ma anche quanti erano
nelle retrovie. E’ questa la vera novità di questo Centenario, che il convegno intende
ricordare attraverso prospettive trascurate in passato, sottaciute o ignorate.
Ed è di particolare
importanza che sia l’USSMD a voler cogliere questa opportunità di
approfondimento finora circoscritta ad un nucleo di storici che hanno messo in luce come questa guerra
rappresenti uno snodo importante anche nella storia delle donne, perché ha
accelerato processi di modernizzazione già emersi tra la fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900,
affermando un protagonismo femminile di straordinaria rilevanza.
E’ impressionante la
mobilitazione femminile per sostenere lo sforzo bellico.
Le donne sono massicciamente impegnate nel
cosiddetto “fronte interno”, nelle
fabbriche e nelle officine, nei campi e nei servizi, con una rottura dei ruoli
tradizionali improvvisa e ricca di conseguenze.
Il contributo femminile alla guerra si configura anche come opera di
assistenza civile. I Comitati nascono ancora prima che l’Italia entri in guerra
e vengono sollecitati dall’appello alla Nazione del 29 maggio 1915 del
presidente del Consiglio Antonio Salandra. Nelle grandi città come nei piccoli
centri, l’organizzazione femminile precede spesso quella maschile e poi finisce
per fungere da modello delle opere di assistenza di guerra.
Il convegno intende evidenziare
l’ampiezza e l’importanza dell’apporto delle donne allo sforzo bellico della
nazione, restituendo loro una memoria troppo a lungo rimossa. Al fronte ricordiamo
le portatrici carniche, le crocerossine, le dottoresse che per la prima volta
possono operare negli ospedali. Accanto a loro le donne friulane e venete che
la guerra l’hanno subita per motivi geografici, vivendo bombardamenti e distruzioni,
l’evacuazione forzata di paesi e città, subendo gli stupri di guerra con tutte le
loro drammatiche conseguenze. Sono state migliaia le profughe che hanno raggiunto luoghi molto
lontani, anche dell'Italia centrale e meridionale, costrette a prendere
decisioni che hanno cambiato la loro vita e quella di figli e parenti e a
rendersi economicamente indipendenti in contesti totalmente estranei.
Al convegno hanno partecipato
anche studiosi stranieri, giovani ricercatori e storici non accademici. Studiare
la Grande Guerra in un’ottica di genere permette di capire il senso delle trasformazioni
della società italiana nei decenni successivi, se è vero che l’unica
rivoluzione riuscita del XX secolo è stata quella femminile.